venerdì 7 gennaio 2011

INTRODUZIONE a 'FORCIPE', la mia raccolta di versi dinamico-futurista.

NASCERE: PASSATISMO ESTREMO.

La poesia, prima di poter essere legittimamente definita tale, deve aver comprovato il suo valore per almeno qualche decennio. Prima, come sta scritto sul mio taccuino, non è che ‘UN GIOCO DI PAROLE COLATO / DENTRO UN FRULLATO DI ANIMO AFFETTATO  / E RICOMPOSTO D’UN FIATO’.

Come da intestazione la raccolta uscirà nel più prossimo, appunto, futuro.

Il mio libro in versi, ‘Forcipe’, pur sfiorando qua e là gli immancabili temi dell’amore e della morte, si concentra sulla Nascita,
Volendo inserirmi nei concetti più classici espressi nel Manifesto dei Futuristi del 1910, io assimilo la Nascita a un Museo: come Marinetti e compagni si ribellarono alle vecchie tele, le vecchie statue, i vecchi oggetti, considerati sudici, tarlati, corrosi, così io vedo, sento e definisco la Nascita nel 2010.
L’amore per il passato fu definito esattamente 100 anni fa con il termine ‘passatismo’, o ‘stucchismo’. Ebbene, esattamente cosi’ io definisco nei miei versi la Nascita (ovviamente senza intenderlo né volerlo durante i tre anni della loro stesura).
Riguardo alla Nascita io aggiungerei anche una bella desinenza alla sopracitata definizione futurista, chiamandola ‘paRAssitismo’… L’idea di stucchevolezza invece ci sta bene e ce la lascerei tale e quale...
Basta che citi il più annichilente dei versi usciti dalla mia matita ( non ricordo quel momento per fortuna, devo averne avuti di gran lunga migliori in effetti…) ‘IO MARCIO TORRENTE / LA MIA SORGENTE MONTE DI PECE / LA MIA FONTE SOFFICE FECE’: e qui, qualcosa di futuro e futuristico non è sospettabile nemmeno nella più spinta delle fantasie (ero evidentemente rinchiusa dentro a quei salutari dieci minuti di trapassato remoto così ‘rari e salutari’ nella di qualcuno esistenza…)
Sono dunque d’accordo con i vecchi e nuovi e futuri futuristi che urge, nell’arte e nella quotidianità, un’innovazione, uno scarto, un salto qualitativo che metta in soffitta definitivamente l’atto della Nascita, misterioso, inaccessibile, e utile certo ai fini conservativi ma ormai non più sufficiente per quelli evolutivi (‘EVOLUZIONE’). Qualcuno, io per prima, ravviserà ( assai… ) qui e là quei connotati di nostalgia e morbosità che il movimento futurista si proponeva invece di abolire tout court: ma io sento che  per la morbosità e la nostalgia ci si debba per forza passare perchè, oltre ad essere ingredienti indispensabili dell’ispirazione artistica (sennò di che scriveremmo a milioni nel mondo?), lo sono pure della vita e, ciò che più conta, della Rinascita: altrimenti il salto oltre la siepe, lo scarto dallo stato di ‘nascituro’ a quello di ‘uomo e donna di luce’, come ha detto qualcuno, di illuminato, cresciuto, cambiato, rinato, risvegliato, adulto, svolazzante essere fuori da quel bozzolo troppo spesso eterno che è la Nascita insomma, non avverrà mai.
Lo scavo del solco che allontana dalla Nascita conducendo alla Rinascita comporta necessariamente manifestazioni più o meno gravi di malattia dell’anima (disperazione, depressione, stress, le cosiddette ‘malattie mentali’ moderne, termine errato dato che con la mente fisica, cioè il cervello, esse non hanno nulla a che fare: io le chiamerei malattie natali piuttosto, giacchè sono insite nella nascita, trasmesse come inevitabili virus dai genitori, appunto coloro che hanno causato la nascita e le malattie natali connaturate ad essa fino a che ne sopraggiunga il superamento
( ‘MACCHIE DI SAPONE’ scritta in veste di figlia, e  ‘MURO VERDE’, scritta invece in veste di madre ).
Queste malattie dello spirito sappiamo prendono svariate moderne e antiche forme (‘AMANTI’; tranquilli: il tema è solo l’insonnia…).
Insomma lo stato di Nato secondo me va proprio scaricato, come un colore troppo acceso, esagerato, che acceca e cela i colori che stanno sotto, che sono quelli belli, che contano e formano il quadro. Ma sempre più spesso oggi questo processo è talmente lungo e faticoso da non avvenire mai. Vari e illustri pensatori hanno detto che non esiste altra strada per lasciarsi la nascita alle spalle, relegarla nel passato, e diventare quello che io chiamo  F.F.F. (Fighi Fautori del Futuro, proprio o altrui è abbastanza indifferente per l’Universo, le due cose equivalendosi), che l’attraversamento della selva oscura.
La cosa mi solleva perché alcune delle composizioni in versi del mio libro (‘BABY PARKING SEZIONE INNOCENTI: NIDO E COLONIA’) sono d’un passatismo sfrenato, svergognato. Sconsolato addirittura (‘SCIENZE NATURALI’).
Ciò nonostante gli sprazzi di luce ( ‘OCCHIO AI FUOCHI’, sgorgata dalla fiamma del camino riflessa nello sguardo dei miei figli), le pennellate futuriste sono intravedibili ( ‘EMICRANIA’ ), o presenti in potenza ( ‘MODI: DALL’INFINITO ALL’INDICATIVO’ ), e in alcuni componimenti chiaramente ravvisabili
( ‘LUCCIOLE’ ).
L’importante, dico a me stessa in questo libro come auto-incoraggiamento nei momenti di dubbio radicale e cinismo ( ‘LETARGIA O LETARGO’ ), è iniziare a tracciarlo quel solco, puntarlo senza darsi tregua verso una direzione ( ‘DOCCIA ESTIVA’ ), guardando anche a solchi vicini, magari imperfetti ma solchi, non righette leggere e pulite tracciate col gesso sull’asfalto del cortile d’un asilo (‘ TU SEI’ , riferita alla mia più cara amica). Dicevo: l’essenziale è iniziare a scavare il proprio solco verso una direzione altra dal punto di partenza, perchè poi esso si farà più profondo, e il risultato, il cambiamento,  prima o poi, a singhiozzo magari, ma in maniera irreversibile, si materializzeranno in un dinamismo vitale comparabile al movimento prodotto da 10, 20 gambe di cavallo di quel famoso dipinto futurista.
In senso figurato ( giacchè di pittura io non capisco nulla ), io vedo la Nascita come una linea, che da semplice segmento finito provvisto di una sola dimensione (la lunghezza), nel  Futurismo supera se stessa diventando forza centrifuga e centipetra: così come in esso tutti i colori, gli oggetti, i piani, si mescolano in una catena di contrasti simultanei dando vita a un ‘dinamismo universale’ a parecchie dimensioni, così io considero qui la Nascita: una semplice linea piatta, con un inizio e una fine. Sterile in prospettiva. ‘La nascita non basta!’ Io sembro urlare. Bisogna liberarsene, contrastarla, movimentarla, dinamicizzarla dall’interno per non farsi muovere dall’esterno ( dramma foriero d’ogni tragedia ).
E questo superamento è un imperativo categorico: a qualsiasi costo! Nonostante paia a tratti una missione impossibile ( ‘EQUILIBRIO’ ), o addirittura suicida
( ‘FORCIPE’, una delle mie ultime poesie in termini di tempo, quella che ha dato il titolo al libro, esprime proprio questa possibile potenziale, temutissima conseguenza e conclusione.).
E ciò vale in ogni campo. Per fare un altro esempio, la Lussuria è dinamica, il sentimentalismo è statico, diceva Valentine De Saint Point (donna di spicco del futurismo) nel suo trattato: non è la Lussuria che disgrega, dissolve e annichilisce, sosteneva, ma le complicazioni della sentimentalità, sinistri stracci romantici, margherite sfogliate, duetti stonati sotto la luna, tenerezze pesanti, violenze leggere, falsi pudori, ipocrite morali, paure estese come cancrene ( ‘AMOR TIMORE’ ), per cui ogni volta che le due istanze si trovano in contrasto, la Lussuria vince ( ‘VINI E WIENERS’, qui sì che c’è il sesso…. Al cui proposito, preciso a scanso di equivoci che, dove il verso recita ‘bastardo il marciapiede’ non si tratta di un’espressione metaforica, ma di un sidewalk molto fisico milanese dove è tradizione sedersi in fronte a un famoso bar d’estate a sorseggiarsi un drink ), e io credo non a causa della ‘natura matrigna’ Shopenhaueriana o Leopardiana per cui noi poveri umani siamo indotti da essa ad accoppiarci come ricci per la sua sussistenza, e neanche perché siamo porci cavernicoli antropologicamente determinati ad accoppiarci a oltranza, ma perché il dinamismo, e quindi la ‘Lussuria’, sono un BENE nell’Universo, mentre la staticità (cioè il sentimentalismo), che per viltà troppo spesso l’accompagna, sono un MALE. Certo bisogna riconoscere che il sentimentalismo, sinonimo di romanticismo, è sempre fecondo di ispirazioni artistiche ( anch’io c’ho il mio bell’esemplare del caso: ‘IN MEZZO A NOI’ ). Ma in termini evolutivo/ universali, ( non biologici ), io intendo la Lussuria come rock e il sentimentalismo come lento. (Di nuovo a scanso d’equivoci, qui non c’entra il piacere dannunziano, l’estetica versus la morale, l’edonismo e la ricerca sfrenata d’una bellezza).
Dicevo che la nascita è la linea, e sul suo necessario quanto ‘sporco’ percorso di metamorfosi da ‘linea’ a ‘forza’, ci sono sprazzi, squarci di luce in cui sentiamo di dover scalciare via il bozzolo della nascita, momenti in cui ci poniamo la domanda:
‘sono vivo o sono morto’? MA essa, la domanda, NON è affatto sufficiente per Rinascere davvero: bisogna agire sotto l’effetto di quel dubbio, altrimenti inerzia e staticità saranno i chiodi che sigillano la bara in cui già siamo sepolti, senza vita, cioè morti senza esserlo, che è peggio che esserlo davvero. Sempre dal punto di vista del ‘dinamismo universale’, ovviamente, perché i vermi invece la pensano diversamente...
A rischio d’esser presa per visionaria, secondo me quel dinamismo, l’’universale’, è più nobile e importante del ‘biologico’, altrimenti perché cavolo ci avrebbero/saremmo creati umani con una coscienza ad accompagnare l’istinto ( le due componenti della vera ‘opera d’arte’, che per essa s’intenda la vita, il sesso, un quadro, una poesia, una musica), invece che ennesima razza bovina da allevamento ? ).
C’è una poesia a cui sono affezionata particolarmente, ‘TROPICI’, molto futurista in questo senso: il dinamismo è cosa non solo buona e giusta, ma unica assoluta verità ‘spirituale’ che mi sia data di afferrare (‘ALTALENA A SEGA’).
E non perché me lo dice qualche mistico sufi o monaco zen, ma perché mi è così evidente. In tutto. La redenzione, ad esempio, è dinamica: che cosa c’è di più ‘religioso’ e commovente della redenzione ( ad esempio di un padre distante che decenni dopo il semi-gelo affettivo si trasforma in nonno caldo e generoso, ‘A PAPA’ ? ).
Concludendo, io non credo sia importante domandarci e soffermarci sul quanto tempo abbiamo avanti da vivere, paurosi e preoccupati per la morte, ma piuttosto su quanto tempo abbiamo vissuto dalla nostra Nascita, e ancor di più, QUALE tempo dalla nostra Rinascita: il momento in cui ci rendiamo conto di esserlo, vivi! ( ‘SMS DAVID HAPPY BIRTHDAY TO MYSELF’ E ‘SMS A ME’, mandati a due amici e poi inoltrati a me stessa grazie alla complicità d’una bottiglia di vinello scadente, sospetto...).
Alternative al diventare F.F.F. (Fighi Fautori del Futuro), all’accorgersi di esser vivi tra i vivi in un mondo vivo, non ce n’è, o meglio una c’è, ed è il limbo della paura
( ‘AMORMALE’ ), vera morte spirituale, stato anti-donna/uomo per eccellenza, nel quale si rischia di restare invischiati in secula seculorum amen.
Finirei questo exursus/prefazione con una poesie di farewell, adieu, adios allo stato di nato ( ‘AMACA’ ).
See you - anew - later!

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